Auri, un diffusore reflex a doppia camera

di Claudio Negro, aprile 2005

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 Auri è un diffusore da pavimento a due vie accordato in reflex a doppia camera (DCR): questo tipo di accordo, non convenzionale, mi ha permesso di diminuire efficacemente il problema delle onde stazionarie tipico delle casse a torre, cioè alte e strette, come anche di sperimentare qualcosa che uscisse dai soliti canoni (sospensione pneumatica, bass-reflex, linea di trasmissione). Per un approfondimento sul DCR vi rimando allo studio da me fatto che trovate nel sito. Tutte le misure sono state fatte usando Speaker Workshop ad eccezione della misura in ambiente; nelle misure acustiche il valore di SPL non è assoluto.

 

 

I COMPONENTI

 Sono partito con la scelta del tweeter: volevo usare un componente a nastro, sempre per il gusto della sperimentazione visto che non sono molti i progetti che usano questo tipo di driver. Uno dei limiti di detto componente è la dispersione sull’asse verticale, che da alcuni è visto positivamente poiché rende il driver meno dipendente dalla stanza di ascolto essendo molto direttivo: nel mio caso la scelta è caduta sul ATD DDRT120, che non è un nastro puro, la cui Fs intorno ai 1.100 Hz ben si adattava per un sistema a due vie con incrocio oltre i 2.000 Hz. Apro una breve parentesi a riguardo del marchio ATD per riferirvi della mia esperienza: navigando per quel grande database che prende il nome di internet, ho notato il tweeter YAG20-1 della Silver Flute, che appariva fisicamente identico al DDRT120. Decido di confrontare la risposta in frequenza da me misurata dell’ATD con quella pubblicata sul sito della Silver Flute, ottenendo due curve sovrapponibili, ossia i due drivers hanno solo il nome differente. Incuriosito dalla cosa, guardo anche altri modelli di tweeter nel catalogo ATD (catalogo visibile sul sito della V. Franchi di Milano, visto che la ATD non ha un sito internet), per scoprire altre somiglianze con i modelli della Aurum Cantus e della Hi-Vi Research: l’unica differenza è il prezzo di vendita, ossia negli USA i corrispettivi dei driver ATD costano molto meno, anche includendo le spese di spedizione, l’IVA e i dazi doganali. Tornando al DDRT120, esso viene venduto in una confezione del tutto anonima, senza nessuno datasheet e in coppie non selezionate, e le differenze tra i due ATD si vedono nella risposta in frequenza. In conclusione, sono rimasto deluso dalla politica commerciale di questo marchio dato che reputo di aver pagato troppo l’etichetta adesiva con su scritto “ATD”. Chiusa la parentesi.

 Per il woofer cercavo qualcosa che avesse almeno 90 dB di sensibilità, una risposta estesa fino a circa 3000 Hz, un Qts idoneo per un allineamento reflex e un diametro effettivo di 15 cm al massimo: il diametro regola, in maniera inversa, sia la dispersione alle alte frequenze che la capacità di scendere in basso. Inoltre applicando la formula F=345/2d (dove d è il diametro effettivo del driver) scopriamo la massima frequenza oltre la quale il cono smette di irradiare come un pistone rigido: anche qui la frequenza decresce all’aumentare del diametro, ma bisogna tener a conto anche il materiale del cono la cui rigidità può aumentare la frequenza di funzionamento a pistone. La mia scelta è caduta sul Focal 7K 4412, un 7’’ con cono in Polykevlar, che è venduto con datasheet e in coppie selezionate, e che ha mostrato una risposta fuori asse idonea ad un taglio alto. Questi i parametri misurati usando Speaker Workshop:

 

Fs : 44,9 Hz

Qts : 0,42

Qms : 6,99

Qes : 0,44

Re : 6,06 Ohm

Vas : 37,6 litri

Sd : 176,7 cm2   

 

                       

  La risposta in frequenza presenta un picco molto pronunciato alla frequenza di break-up, circa 2.800 Hz, tipico dei coni di materiale rigido, e un buco a circa 1100 Hz che non è presente nella risposta fornita dalla Focal. Guardando la curva d’impedenza, sia quella da me misurata che quella nel datasheet, si nota un picco proprio a quella frequenza che comprova l’attendibilità della mia misurazione; decido quindi di contattare la Focal che mi conferma dell’esistenza del dip, spiegandomi che la ragione per cui non lo si vede nel grafico è dovuta alla metodologia di misurazione usata, su pannello infinito, che tende a gonfiare la risposta fino alla frequenza di break-up del driver, compensando il dip a 1100 Hz. La causa del buco in frequenza sembra essere dovuta a un leggero disadattamento meccanico tra il cono e il surround in gomma.

 

 

IL MOBILE

 Auri è un diffusore da pavimento a torre, con dimensioni interne di 959x188x218 mm (AxLxP) quindi ben lontano dal rapporto aureo: vediamo quali accorgimento ho adottato per cercare di rendere sordo il mobile. Tutti i pannelli in MDF sono da 2 cm di spessore ad eccezione del frontale e posteriore che sono da 3 cm; all’interno è presente una cornice che oltre ad irrigidire la struttura serve da battente per i pannelli antero-posteriore, mentre i 4 pannelli laterali usano giunture ad L.

 

 

 

Il pannello anteriore è fresato per incastrarsi, in parte, nel mobile e presenta una smussatura sui bordi per diminuirne le diffrazioni (Cabinet Edge Diffraction): in merito ci sono due scuole di pensiero. La prima da molta importanza al Cabinet Edge Diffraction, dovuto al passaggio da 4pi str a 2pi str, asserendo che l’immagine sonora ne viene degradata e suggerisce l’uso di un circuito di compensazione; la seconda afferma che la risposta in ambiente mitiga il calo alle basse frequenze visibile nella risposta anecoica; inoltre, essendo gli effetti delle diffrazioni molto direzionali e visto che la maggior parte degli ascolti non avviene in asse, il problema non sussiste. Il mio punto di vista è quello di compromesso, ossia cercare di minimizzare le diffrazioni, perché eliminarle è impossibile, usando un pannello frontale stretto che sicuramente fornisce una immagine sonora migliore rispetto ad un pannello più largo, e smussando i bordi del pannello anteriore con un raggio di smussatura di almeno 2,54 cm: infatti studi in merito1 di J. D’appolito e J. Moriyasu hanno evidenziato come la riduzione degli effetti del Cabinet Edge Diffraction siano dipendenti dal raggio di smussatura, e consigliano valori di 1’’ o più. Fondamentale è anche montare il driver a filo di pannello, dato che gli effetti delle diffrazioni del bordo dell’altoparlante possono essere molto deleteri; non bisogna dimenticarsi, specialmente quando si lavora con pannelli molto spessi (di 3 cm nel mio caso), di svasare il foro interno dei drivers che lavorano in cassa, quindi solo quello del woofer nelle Auri, altrimenti potrebbe insorgere una risonanza non desiderata.

 

 

 

 Tutte le pareti interne sono state trattate con Fonogel della  AZ Audiocomp: questo è un composto smorzante visco-elastico non tossico, applicabile a pennello e che ha il pregio di non puzzare come i composti bituminosi che di solito vengono usati dagli autocostruttori. Fogli di assorbente in poliestere a fibra lunga e fogli in resina espansa bugnata sono presenti su tutte le pareti ad eccezione di quella frontale: conoscendo le  dimensioni delle pareti interne ho calcolato la risonanza del mobile per ciascuna dimensione (F=345/2d cond espresso in metri); poi guardando i grafici di smorzamento tipici per ciascun tipo di assorbente (la AZ Audiocomp fornisce questi grafici per gli assorbenti nel loro catalogo) ho usato quello che meglio funzionava alla frequenza di risonanza calcolata. Altro punto sul quale mi sono soffermato è come diminuire la trasmissione delle vibrazioni dal woofer al mobile e quindi al tweeter: iniziamo col dire che esistono vari modi di vibrazione o risonanza dei pannelli. Il primo modo corrisponde ad un movimento antero-posteriore del pannello; nel secondo modo è come se dividessimo in due verticalmente il pannello e mentre una metà si muove in avanti l’altra si muove indietro; il terzo modo è simile al secondo, solo che la divisione avviene sul piano orizzontale; nel quarto modo il pannello è diviso in tre parti e mentre la parte centrale si muove in avanti, le altre due parti (superiore e inferiore) si muovono all’indietro. Mi fermo qui, ma esistono molti altri modi ottenuti da differenti suddivisioni del pannello. Ma torniamo a noi, ed a come ho ridotto la trasmissione delle vibrazioni meccaniche o da contatto del woofer al mobile: ho usato degli inserti in gomma con dado che prendono il nome di Well-nut o Flex-loc, quest’ultimo lo trovate nel catalogo di RS-Components. A dire il vero, raramente ho visto usare detti inserti nei progetti di diffusori, nonostante lo stesso Vance Dickason2 ne consigli l’uso; inoltre basterebbe leggersi l’articolo di J. Moriyasu3 apparso su AudioXpress per vedere che l’uso dei Well-nut in congiunto con una guarnizione in neoprene ha portato ad una riduzione delle vibrazioni di secondo, terzo e quarto modo rispetto allo stesso driver montato con la sola guarnizione in neoprene! Circa il primo modo, esso rimaneva uguale. Tenendo conto del basso costo dei Well-nut, mi sembra doveroso il loro uso anche perché possono essere usati per isolare trasformatori, basette o quant’altro. Per la separazione tra le due camere ho usato dell’MDF da 2 cm che si infila tra due guide laterali e si incastra nei pannelli frontale e posteriore: ecco qualche foto esplicativa.

 

 Tutti i pannelli sono stati fissati con viti e abbondante colla vinavil, mentre la rifinitura dei mobili è stata fatta verniciando a pennello previa applicazione, sempre a pennello, di turapori alla nitro. Ecco il disegno del mobile, con le dimensioni espresse in mm, ed il risultato finale:

 

L’ACCORDO

 Auri è accordata a 37 Hz circa, in un volume fisico di 34,5 litri mediante tre tubi di accordo (due esterni ed uno interno tra le due camere) aventi diametro uguale a 5 cm e lunghezza di 14,5 cm. Il rapporto tra i volumi delle due camere è di 2:1, come precedentemente visto, ed è stato ottenuto tenendo a conto gli ingombri dei drivers e del crossover che si trovano nella prima camera, quella maggiore. La Fb è stata calcolata guardando la frequenza in cui la fase è uguale a zero tra i due picchi tipici della risposta dell’impedenza del sistema; oppure si può guardare la risposta in campo vicino del solo woofer in  cassa reflex e la Fb corrisponde al minimo del buco della risposta, poiché è a questa frequenza che il diaframma del woofer riceve il massimo carico dall'accordo cassa-porta.

 

IL CROSSOVER

 La parte più lunga nella costruzione di Auri è stata proprio nella scelta del crossover, durata circa sei mesi, alternando simulazioni al computer con ascolti e misurazioni. La situazione di partenza la potete vedere nella risposta dei componenti non filtrati, dove saltano subito all’occhio i due picchi del Focal a 1000 e 2800 Hz, e quello dell’ATD a 1500 Hz a cui fa seguito un buco non indifferente. Per il woofer ho usato due celle RLC parallelo in serie al segnale per abbattere i due picchi, ed un filtro del 2° ordine; sulla seconda cella RLC, che si occupa del picco a 1000 Hz, ho eliminato la resistenza in quanto nelle misurazioni ottenevo una risposta più lineare nell’intorno di quella frequenza; la resistenza R2 in serie al condensatore C3 serve a regolare il Q del filtro. Sul tweeter, dopo una resistenza di caduta per allineare la sensibilità a quella del woofer, ho usato un filtro del 3° ordine; ambo i drivers sono collegati in fase con il segnale e la frequenza d’incrocio è a circa 2700 Hz. Durante la simulazione ho cercato di ottenere, nell’intorno della frequenza di incrocio, la fase dei drivers simile e una risposta complessiva fuori asse priva di buchi.

 

Auri: risposte non filtrate dei drivers

 

Auri: il crossover

 

 

LE MISURAZIONI

 La curva dell’impedenza mostra i tre picchi tipici degli accordi a doppia camera, come anche la mancanza di risonanze dovute al mobile; inoltre il carico che il sistema offre all’amplificatore è di quelli facili: infatti il modulo dell’impedenza non scende sotto i 6 ohm, oltretutto con un argomento andante verso il positivo al suo minimo. L’impedenza è un numero complesso formato da una parte reale (modulo) ed una parte immaginaria (argomento): con qualche semplice calcolo si possono ottenere utili informazioni. Se consideriamo la sola parte reale dell’impedenza, con la formula Rs=Z*cos(q), è possibile conoscere il massimo carico offerto dal diffusore: per esempio, dalla curva dell’impedenza ho che Frequenza (f)= 41 Hz, Impedenza (Z)=9,9 ohm, Fase (q)=+9,5°; convertendo la fase da gradi in radianti e applicando la formula abbiamo che Rs=9,9*cos(0,16)=9,7 ohm, ossia a 41 Hz è come se l’amplificatore sia connesso ad un carico resistivo di 9,7 ohm. E ancora, considerando sia la parte reale che quella immaginaria dell’impedenza possiamo calcolare l’energia richiesta dalla cassa ad ogni frequenza usando la formula W=cos(q)/(|Z|*2pf): W=cos(0,16)/(9,9*257,4)=0,000386 Joule a 1 Vrms. Vi consiglio di creare un grafico con i valori di energia attiva calcolati fino a 100 Hz, dato che l’energia diminuisce all’aumentare della frequenza, e di guardare la curva ottenuta: un picco stretto e alto significa una richiesta di energia repentina, di sicuro più difficile da gestire dall’amplificatore rispetto ad una curva con un "Q" più largo. Per meglio visualizzare i risultati, ho esportato la curva di impedenza misurata con Speaker Workshop ed importato il file nel foglio elettronico Excel, applicato le formule e disegnato il grafico, il tutto in pochi e veloci click. Un doveroso grazie a Valerio Maglietta, per l’aiuto dato a meglio capire l’impedenza e per le relative formule.

 

Auri: curva dell'impedenza

 

Auri: curva dell'energia attiva a 1 Vrms

 

 

Ecco ora la risposta semianecoica misurata ad un metro dal diffusore: il primo buco, a 89 Hz circa, è quello tipico del DCR mentre quello a 1200 Hz è proprio del Focal 7k4412.

 

Auri: risposta semi-anecoica ad 1 metro

 

 La risposta in ambiente è stata fatta con il microfono posizionato nel punto d’ascolto, le casse nella posizione definitiva nella stanza e con ambedue le casse funzionanti, alimentate con generatori indipendenti di rumore rosa a terzi d’ottava. Non avendo due generatori disponibili, potete creare un file wave di rumore rosa con Sound Forge, che è capace di generare una traccia non ciclica e totalmente differente per i due canali, salvarla su CD e usare il vostro lettore CD come doppio generatore. Nell’area download trovate il file in questione già pronto per essere scaricato. L’uso del doppio generatore è condizione necessaria se volete usare la curva di Henning Møller come riferimento: in verità di detta curva se ne parla poco, nonostante sia stata presentata nel lontano 1974. Per fortuna persone come Renato Giussani continuano a ricordarne l’esistenza e la sua importanza, visto che riuscire ad ottenere una risposta in ambiente simile a quella di Møller sarebbe già una sicurezza di avere un diffusore ben suonante. E’ comunque di fondamentale importanza avere una curva di riferimento, per capire quali enfasi e buchi nella risposta siano dovuti all’ambiente e quali al diffusore vero e proprio; io ho usato la risposta in ambiente di una coppia di Dynaudio Contour 1.8 MKII come riferimento. Ecco quindi la risposta in ambiente, misurata secondo le modalità sopra esposte, delle Auri in asse e a 30°.

 

Auri: risposta in ambiente in asse ed a 30°, due diffusori in funzione

 

Conclusioni

  Mi ritengo soddisfatto delle Auri, specialmente per la resa dell’accordo scelto che è andato oltre le mie aspettative; il dettaglio del tweeter a nastro mi è piaciuto anche se il prezzo pagato è sproporzionato al risultato, ma queste sono cose che vanno oltre il piacere della musica. Il miglior posizionamento dei diffusori è stato ad una distanza di almeno 50 cm dalla parete di fondo, e non convergenti al punto d’ascolto ossia paralleli l’uno all’altro. Dulcis in fundo la reperibilità del Focal è difficile, dopo la decisione del marchio francese di interrompere la vendita dei prodotti home.

 

 

Riferimenti:

  1. Joseph D’appolito "Testing loudspeakers", 1998, pag. 59; James Moriyasu "Acoustic diffraction: does it matter?", Audioxpress 2/2003.

  2. Vance Dickason "The loudspeaker design cookbook", 2000, quarta edizione, pag. 102.

  3. James Moriyasu "Panel damping studies", Audioxpress 2/2002.

  4. Henning Møller, "Hi-Fi Tests-with 1/3 Octave Pink Weighted Random Noise", AES convention 47 (February 1974), preprint Number A-5; Suono n. 41, pag. 73.